Già con timida voce
Cantato à l’usignuolo, 20E i fioretti del melo apron lor cime.
Dal sonno ecco si scuote
La terra e palpitante
S’accosta ai raggi dell’antico amante,
Che ardendo di più foco in lei s’infonde. 25Amiam, chè il ciel l’impone,
«L’ora del tempo e la dolce stagione.» Elena. Non del nuovo usignuolo
La voce udii, ma solo
La tua voce, o diletto, 30Più d’ogni canto d’usignuol soave.
Scorgea tremende in sogno
Mostre d’armi e battaglie,
Poi fèretri e gramaglie,
Poi mar di sangue e pianto 35Ed anatemi e torce arrovesciate;
Quando la tua parola entro sonommi,
Come d’angelo voce
Che calando veloce
Rompe la possa d’infernale incanto. 40Usciam, diletto, ai campi;
Traggimi teco per le ville intorno.
Sorgiam con esso il giorno,
E i vigneti ingemmarsi e tenerelle
Vedremo edre e vitalbe 45Dalla roccia del monte
Tremar sospese in sulla vitrea fonte. Manfredi. Scegli, diletta mia,
Qual più luogo ti piace,
Qual ne’ miei regni più t’allieta il core. 50O fra’ mirti allevata
Della tessala Tempe,
Caro ellenico fiore,
Forse per te gioconde
Sopra ogni terra nostra 55Son le calabre sponde,