Ombre di sfingi e pallide chimere. 45Scusa il vano parlar: forse che scritto
E ne’ fiori il destino o le lor foglie
Portan vestigio dell’altrui delitto?
Elena. Oimè, Manfredi, oimė! dunque degg’io
Alle fredde paure 50Tornar che dileguate
Mille fiate à un tuo securo sguardo ?
Che d’infausto t’annunzia, or dimmi, il bianco
Giglio innocente, é perchè mute io veggio
Le danze, e te men lieto?... 55Perchè tanto insueto
Fragor di trombe e sventolar d’insegne?
Manfredi. Mia sposa, unica mia,
Tu se’ meco e paventi?
Treman poveri affetti e sgagliardite 60Alme ne’ lacci di lussuria involte:
Amor santo e gentile,
Se d’arder rïamato à gran certezza,
Le sventure e i terror guarda e disprezza.
Elena. Veraci sensi e pur d’amaro aspersi! 65Manfredi. Tutte leggi mortali amor trascende,
Nė può discioglier l’uom nodi celesti.
Di’, non vivon beate
Per mutua virtude
L’anime nostre una nell’altra accolte ? 70Chi le può far disciolte,
Chi le può far digiune
Della dolcezza di lor bacio eterno ?
Perséguiti fortuna
La stirpe di Soave, 75Scrolli il gran seggio de’ miei padri e prema
Con iniquo anatema il cener mio,
Si che scoperto e nudo
Poi lo bagni la pioggia e mova il vento:
Forse il mio spirto allora 80E poscia e sempre alle tue labbra intorno,
Ne’ tuoi caldi sospir, nel grembo tuo