Men gaudioso avrà porto e dimora? Elena. Signor, forte m’accora
Tua insolita favella! 85Oh! che funeste accenni
Che tragiche vicende! Manfredi. Un sol tuo sguardo, amica,
Infiammato di zelo oltre costume,
Tutti disperde i miei pensier dolenti. 90Vieni, scendiam, diletta,
Nell’orto degli aromi, ove il più ascoso
Tuo bel nido odoroso
Locasti, o colombella.
Dilegui l’universo 95Tutto intorno da noi, brev’ora almeno,
O sia poter delle nostre alme o forza
Di fortunato errore;
E quivi asceso oltre al gioir terreno,
Sol con l’estasi sue rimanga Amore. 100Poi s’armi il Fato e incontro mi disfreni,
Come cavalli in guerra,
Li spaventi del cielo e dell’inferno.
Sarò qual fui, morrò qual io son visso,
Forte, indomato e giusto, 105Degno sangue d’Augusto.
Cadrò non vinto, e il gran gorgo d’abisso
Cupo mi fremerà sottesso i piedi,
E avrà compagna in sua carriera il Sole
La gloria di Manfredi. 110Coro. Come talor fra dïuturna, ombrosa,
Gelida nebbia, al verno, il Sol si spinge
E in breve cerchio apre il seren del cielo;
Così di questa immota ed affannosa
Bruma che il viver nostro involge e tinge 115Amor coi raggi di suo nobil zelo
Squarcia l’opaco velo,
E mostra i lampi del sereno eterno.
Chè s’indi ei non chiudesse
L’etereo varco e più durar potesse