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270 | idillj. |
120L’alta sua fiamma incontro al nostro verno,
Ben fra la terra e il cielo ogni confino
Saria rimosso e l’uomo fatto divino.
Ma pur felice chi ben ama in terra!
Mesce fortuna, è vero, assenzio e fele
125Spesso a la fonte che d’amor deriva;
E mentre in mezzo ai fior mormora ed erra
Par che improvviso ella si stagni e cele,
Come povero rio di pioggia estiva:
Ma più bella e più viva
130Rifluir si vedrà per ogni etade
Su ne’ siderei campi,
Ove men tersa mai non fia che stampi,
O con men dolci umor l’alme contrade;
Ma di nèttare puro inessicata
135Vena darà d’eterni mirti ombrata.
UNA MADRE.
Padre, chè tale il sacerdozio santo
Vi fa, non gli anni assai fioriti ancora;
Se interromper vedrete amaro pianto
La dolorosa istoria mia talora,
5A tedio non l’abbiate; e spero intanto
L’orribil febbre onde convien ch’io mora
E che dentro m’agghiaccia ed arde insieme,
Lasci compir queste parole estreme.
Là nell’Italia bella in su la riva
10D’Anio son nata, ove il buon padre mio
Un poder possedea fertil d’oliva,
E un orticel che il proprio lavorie
D’ogni buon seme e d’ogni frutto empiva.
Colà tre figliuoletti e me nudrio