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ANNIBAL CARO
Se ’l fior che per lei crebbe,
Oimè, non l’era in su l’ aprirsi anciso.
95Ma che, se legge a morte Amor impone?
Se spento ha quel che più vivendo avrebbe?
Se ’l morir non gl’increbbe
Per viver sempre, e non da lei diviso?
Quanto poi dolce il core e lieto il viso
100V’hanno Ciprigne, e dive altre simili?
Quanti forti e gentili
Che si fan ben oprando al ciel la via?
E se pur non son dei, qual altra gente
È che più degna sia
105O di clava o di tirso o di tridente?
Canzon, se la virtù, se i chiari gesti
Ne fan celesti, del ciel degne sono
L’alme di ch’io ragiono.
Tu lor queste di fiori umili offerte
110Porgi in mia vece; e di’: ‘ Se non son elle
D’oro e di gemme inserte,
Son di voi stessi, e saran poi di stelle.’
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