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BERARDINO ROTA

193 (Alla moglie morta) 1508-†1575
I
N lieto e pien di riverenza aspetto

Con vesta di color bianco e vermiglio,
               Di doppia luce serenato il ciglio,
               4Mi viene in sonno il mio dolce diletto.
          Io me l’inchino, e con cortese affetto
               Seco ragiono, e seco mi consiglio:
               Com’abbia a governarmi in quest’esiglio;
               8E piango intanto, e la risposta aspetto.
          Ella m’ascolta e fisa, e dice cose
               Veramente celesti, ed io l’apprendo,
               11E serbo ancor nella memoria ascose.
          Mi lascia alfine, e parte, e va spargendo
               Per l’aria nel partir vïole e rose:
               14Io gli porgo la man, poi mi riprendo.


LUIGI TANSILLO

Sonetti

194 i 1510-†1568
A
MOR m’impenna l’ale, e tanto in alto

Le spiega l’animoso mio pensiero,
               Che, d’ora in ora sormontando, spero
               4A le porte del ciel far novo assalto.
          Temo, qualor giù guardo, il vol troppo alto,
               Ond’ei mi grida, e mi promette altero
               Che, se dal nobil corso io cado e pero,
               8L’onor fia eterno, se mortale il salto.
          Chè s’altri, cui disio simil compunse,
               Diè nome eterno al mar col suo morire,
               11Ove l’ardite penne il sol disgiunse,
          II mondo ancor di te potrà ben dire:
                ‘ Questi aspirò alle stelle, e s’ei non giunse,
               14La vita venne men, non già l’ardire.’

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