Pagina:The Oxford book of Italian verse.djvu/473

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GIACOMO LEOPARDI

               Del ritornar ti vanti,
               E procedere il chiami.
               Al tuo pargoleggiar gl’ingegni tutti
               60Di cui lor sorte rea padre ti fece
               Vanno adulando, ancora
               Ch’a ludibrio talora
               T’abbian fra se. Non io
               Con tal vergogna scenderò sotterra;
               65Ma il disprezzo piuttosto che si serra
               Di te nel petto mio
               Mostrato avrò quanto si possa aperto:
               Bench’io sappia che obblio
               Preme chi troppo all’età propria increbbe.
               70Di questo mal, che teco
               Mi fia comune, assai finor mi rido.
               Libertà vai sognando, e servo a un tempo
               Vuoi di novo il pensiero,
               Sol per cui risorgemmo
               75Dalla barbarie in parte, e per cui solo
               Si cresce in civiltà, che sola in meglio
               Guida i pubblici fati,
               Così ti spiacque il vero
               Dell’aspra sorte e del depresso loco
               80Che natura ci diè. Per questo il tergo
               Vigliaccamente rivolgesti al lume
               Che il fe palese: e, fuggitivo, appelli
               Vil chi lui segue, e solo
               Magnanimo colui
               85Che, sè schernendo o gli altri, astuto o folle,
               Fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
          Uom di povero stato e membra inferme,
               Che sia dell’alma generoso ed alto,
               Non chiama sè nè stima


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