Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/158

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modesto e serio, ella sarebbe stata affatto dimenticata. Ma certe dipinture piacciono ad alcuni per ciò solo che sono laide ed oscene. Ciò che in questo vi ha di più leggiadro, si è che il celebre Pietro Burmanno, il quale ha giudicato d’impiegar bene le sue fatiche in darci la più splendida edizion di Petronio, che ancor si fosse veduta, si scaglia con malignee, dirò ancora , immodeste invettive contro gli antichi monaci, i quali, egli dice, per soddisfare alla furiosa loro libidine si occuparono di estrarre i più sozzi passi del libro di Petronio, che sono appunto, soggiugne egli, i frammenti di questo scrittore a noi pervenuti. Ma poscia non molto dopo egli chiama Petronio uomo santissimo, zelantissimo deli onestà degli antichi Romani, e che a spiegare il libertinaggio de’ suoi tempi usa di espressioni allegoriche ed onestissime. Or se Petronio è uno scrittor sì pudico, perchè rimproverare a’ monaci l’averne moltiplicati gli esemplari l E se il Burmanno forma un sì reo giudizio di questi, perchè si occuparono in copiare Petronio, che dovrà dirsi di lui che con una splendida edizione e con ampj comenti lo ha messo in sì gran luce?

XVII. Io penso dunque che non sia pregio dell’opera il disputar tanto su questo argomento. Nondimeno perchè il passar oltre, senza trattenermi punto su di esso, potrebbe parere ingiurioso disprezzo delle fatiche di tanti valentuomini che ne hanno scritto, accennerò in breve ciò che appartiene alle quistioni di sopra accennate. Esse dipendono in gran parte