la sua causa. Il manoscritto fu esaminato da
molti eruditi e in Roma e in Francia, e fu
riconosciuto per antico e sincero, e il Montfaucon che, coni’ egli stesso racconta (Bibl.
Bibliothecar. t 2, p. 758), ne fece acquisto per
la biblioteca del Re di Francia, afferma non
potersi di ciò dubitare. In fatti l’opinion comune al presente è favorevole al parere dello
Statilio. Io non so ove abbian trovato i Maurini (loc. cit. p. 199) (i quali per altro diligentemente assai hanno trattato di tutto ciò
che a Petronio appartiene) che il ritrovatore
di questo frammento fu M. Petit, il quale sotto
il nome si ascose di Marino Satilio. Io trovo
bensì nel Fabricio (Bibl. lat. t. 1 , p. 463) che
l’apologia pubblicata da Marino Statilio da alcuni si crede pure di Stefano Gradi, da altri
di Pietro Petit; il che pure si accenna dal
Placcio (Bibl. Pseudonym. p. 57 \). Ma che il
Petit e non lo Statilio ritrovasse il detto frammento, nè i due or mentovati autori, nè il
Montfaucon (loc.ciL), nè M. Clement (Journ.
des Sav. 1703, p. 534), nè il Burmanno (praef.
in Petron.), nè alcun altro scrittore, ch’io
sappia, non lo ha asserito. Le operette scritte
contro e a favore di questo frammento sono
state unite insieme e pubblicate nella sua edizione dal sopraccitato Burmanno.
XXI. Non ugualmente felice fu la scoperta
di Francesco Nodot. Questi credette, o mostrò
di credere che un certo Dupin nella espugnazion di Belgrado l’anno 1688 avesse trovato
un codice manoscritto intero e perfetto dell’opera di Petronio, ed avutolo nelle mani, col