XXVI.
Paragone
delle sue
Salire «on
quel le di Orn ¡m.
Slupel linee, qui jam post terga reliquit
Sciabili la annos Foutejo con su le natus.
Sai. 13 , v. 16.
Or Fonteio Capitone fu console l’anno 59,
ed è perciò evidente che Giovenale scriveva
l’anno 119, terzo dell’impero di Adriano. Che
se nelle Satire medesime s’incontran cose assai
prima avvenute, e che nondimeno si narran
da Giovenale come presenti, quali sono la
menzione ch’ei fa di Stazio, e dell’applauso
con cui udivasi in Roma la Tebaide da lui
composta, le amare invettive contro di Paride,
ed altre somiglianti, vuolsi avvertire ciò che
dallo stesso scrittor della Vita fu pure avvertito,
che Giovenale quando rendette pubbliche le
Satire da lui scritte, v’inserì que’ versi ancora
che molti anni addietro egli avea composti a’
tempi di Domiziano. Così ogni cosa si spiega
probabilmente, e all’anno 119, o 120 si fissa
l’onorato esilio di Giovenale. In fatti nella satira xv, da lui composta in Egitto nel tempo
della sua rilegazione, egli narra un fatto ivi
accaduto di fresco , ei dice, essendo console
Giunio: nuper Consule Junio gesta. Or Q. Giunio Rustico fu appunto consoleranno 119. La
satira xvi, che è l’ultima, credesi comunemente
che sia di altro autore. Checchè sia di ciò,
poco tempo visse Giovenale in Egitto, poichè
alla vecchiezza aggiugnendosi i disagi, come
il più volte citato scrittor della Vita racconta,
vi morì presto.
XXVI. Fissate in tal maniera l’epoche principali della vita di Giovenale, cessar dee la
maraviglia che fanno alcuni scrittori, del non