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alcuni esemplari di questo poeta soleva fare a Vulcano in un giorno determinato il celebre Andrea Navagero (Jovius in ejus Elog.). E più generalmente il Giraldi afferma (De Poetar. Hist. dial. 10) che nè tutti nè molti degli Epigrammi di Marziale piacevano agli uomini dotti di quell’età; e che egli avrebbene scelti alcuni pochi degni, a suo parere, d’essere letti, eche itegli altri ne avrebbe fatto carta pe’ pizzicagnoli. Nel secolo scorso, quando l’amor dei concetti e delle sottigliezze era, per così dire, il carattere de’ begl’ingegni, Marziale aveasi in altissimo pregio, e guai a chi avesse fatto un epigramma, o un sonetto che non terminasse in una acutezza; egli era pure un freddo e trivial poeta. Al risorgere del buon gusto cadde di nuovo Marziale; e io penso che un poeta dei nostri giorni si vergognerebbe per avventura, se fosse sorpreso con questo autor fra le mani. Non vuolsi però negare che Marziale non abbia alcuni epigrammi di singolare bellezza, e senza alcuno di que’ raffinati concetti e di que’ giuochi freddissimi di parole che troppo spesso in lui s’incontrano, oltre le oscenità di cui egli spesso troppo imprudentemente ha riempiuti i suoi versi. Quindi intorno agli Epigrammi di Marziale niuno forse ha deciso meglio di Marziale medesimo con quel celebre verso: Sunt bona, sunt quaedam mediocri a, sunt mala plura. L. 1, epigr. 17. XXIX. Questi (lasciando stare per ora Seneca il Tragico, di cui fra poco insieme agli ¡