altre cose che dirigermi fanciulli erano proprie (in Romulo). Ma io non veggo perchè questo passo di altre scienze intender si debba fuorchè di quelli de primi elementi e degli esercizii del corpo allora usati, che noi ora diremmo arti cavalleresche. Aggiugne, che il formare che fece Romolo i suoi Romani a grandi e magnanime imprese, ci dà motivo di affermare ch’egli non ommettesse le scienze e le arti, che sono il più bello ornamento e la principal gloria d’uno Stato. Ma non si prova che così fosse veramente, e niun indicio ne abbiamo negli antichi monumenti che ci sono rimasti. Nel collegio de’ pontefici da Numa istituito egli ritrova un’accademia di dotti che colle loro veglie e co’ loro scritti potessero istruire quella moltitudine di fuorusciti, cui la severità delle leggi traeva a Roma come ad inviolabile asilo. Eppur sappiamo che Numa stesso se ottenne il nome illustre di filosofo, ciò fu singolarmente e per le savie leggi che a’ Romani prescrisse, e per l'accorgimento finissimo con cui per mezzo di un maestoso apparato di cirimonie, di sacrifizii, di pompe sacre strinse e soggettò quel ferocissimo popolo col possente freno della religione che quanto alla natural filosofia, non abbiam indicio alcuno a provare che Numa fosse in essa versato, se se ne tragga una lieve tintura di astronomia, di cui si valse a regolare non troppo esattamente il calendario. Tale è ancora il sentimento del dotto Bruckero diligentissimo ricercatore delle opinioni degli antichi filosofi. Interim, dic’egli (Hist. Critic. Philosph. t.1, p. 377, ec.), magnum virum