Vai al contenuto

Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/261

Da Wikisource.
212 parte terza

irritati essi pure dal satirico motteggiar di Nevio, fece per mezzo de’ Triumviri arrestare e incarcerare l’infelice poeta. Questi veggendo l’amaro frutto che dal suo satireggiare gli era venuto, due altre commedie compose in prigione, in cui ritrattò in qualche maniera le ingiurie che contro di alcuni aveva prima scagliate; e quindi tratto di carcere riebbe la libertà. Tutto ciò vien narrato da Gellio: Di Nevio ancora sappiamo, dice egli (l. 3, c. 3), che due commedie compose in carcere, l’Ariolo e il Leonte, essendo egli stato da’ Triumviri incarcerato per la continua maldicenza, e per l’ingiurie dette contro i principali della città, secondo il costume de’ poeti greci; donde poi da’ tribuni della plebe fu tratto, avendo colle due mentovate commedie ritrattate le ingiurie e i motteggi con cui aveva per l’addietro offesi molti. Quindi io non so onde abbia tratto il Quadrio (t. 4, p. 43) che Scipione singolarmente fosse oltraggiato da Nevio, e che egli perciò fosse ancora il principale autore della sua prigionia; e non so pure per qual ragione egli chiami favolosi poemi (t. 6, p. 472) le due commedie da Nevio composte nella sua carcere; poichè chiamandosi esse da Gellio colla voce latina fabulae, con cui poco innanzi avea nominate ancora le comedie di Plauto, sembra evidente che di commedie appunto voglia egli favellare a questo luogo ancora1.

  1. Ho attribuita la prigionia ili Nevio allo sdegno di Metello da lui provocato, e ho aggiunto ch’io non