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libro secondo 255

Abbiamo veduto di sopra che solo nell’estrema vecchiezza si diede allo studio di quella lingua. Il Bayle le ha voluto muover dubbio su questo punto (Diction. Art “Porcius Cato„), appoggiandosi all’autorità di Plutarco il quale racconta che Catone in età di circa 45 anni andato in Atene parlò per interprete a que’ cittadini, benchè potesse usare della lingua greca. Ma l’autorità di Plutarco non basta a rimpetto del testimonio di altri antichi scrittori di sopra allegati, e di Cicerone singolarmente. Anzi Plutarco medesimo si contradice, perciocchè riferisce egli stesso che la maggior parte degli autori affermano (parole che il Bayle non troppo fedelmente ha tradotte con un semplice on dit) ch’egli tardi apprendesse la lingua greca, poichè nell'estrema vecchiezza prendendo in mano i greci libri, alcune brevi annotazioni scrisse traendole da Tucidide, e più ancor da Demostene, di cui si sa che giovossi assai nel perorare le cause; e le sue opere di sentimenti e di storie greche ornò e sparse; e molte cose bene e ac conciamente dal greco traslatò in latino. Così Plutarco, il quale a questo luogo nulla dice a ribattere questo comun sentimento de’ più antichi scrittori, benchè nella stessa Vita ad altra occasione narri ciò che di sopra si è riferito. La tardanza di Catone nell'applicarsi alla greca letteratura ci mostra chiaramente ch’egli n’era nimico, non già per avversione agli studi, ma per una cotal romana alterigia che sdegnava di comparir bisognosa de’ soccorsi altrui, e che mirava singolarmente di mal occhio i Greci, rivali, in ciò che a