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260 parte terza

prima de’ Lalini ebbero un tal vanto; e oltre che Talete il primo vuolsi da alcuni che predicesse un’ecclisi (il che però da altri (V. Mém, de l’Ac ad. des Inscr. 1756, p. 70, ec.) recasi indubbio), Plinio afferma (loc. cit.) che Ipparco fu il primo che intorno alle ecclissi accertatamente e diligentemente scrivesse. Ma non è perciò che gran lode non debbasi a Gallo di aver egli innanzi ad ogni altro, che a noi sia noto, coltivato sì fatti studi in Roma, e in un tempo in cui questa scienza era comunemente ignota, come chiaramente raccogliesi e dallo stupore che recò a Romani tal predizione, per cui divina fu da essi, creduta la scienza di Gallo, e dallo spavento che la veduta ecclissi destò nei Macedoni.


Amafanio scrive in latino delle cose fisiche. XV. Egli è però vero che, trattone questo illustre astronomo di cui ora abbiam parlato, appena troverassi altri tra’ Romani che a tali studi in questi tempi si rivolgesse. Cicerone istesso confessa che la filosofia fino a suoi giorni era stata negletta in Roma, nè con libri latini non era stata punto illustrata; e recandone un particolar esempio, presso i Greci, egli dice (Tusc. Quaest. l. 1, n. 3), fu la geometria in altissimo pregio; perciò tra essi erano i matematici sopra tutti gli altri famosi; noi al contrario di questa scienza altro non abbiam preso che il vantaggio di misurare e di computare. Un solo ho io trovato, di cui si narri aver lui le quistioni fisiche ancora latinamente esposte. Questi è un certo C. Amafanio, da altri detto Amafinio. Non sappiamo a qual tempo precisamente vivesse; ma da ciò che Cicerone ne