Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/44

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fallo di Ovidio, per cui principalmente fu esiliato XXXIV. Esame delle circostanze che Ovidio ne confessa. XXXV. Non fu un delitto commesso con alcuna della famiglia di Augusto. XXXVI. Non fu l’aver sorpreso Augusto in qualche delitto. XXXVII. Nè l’averlo sorpreso nell’atto che faceva ricerche su’ delitti di Giulia sua nipote. XXXVIII. Delicatezza di Augusto riguardo a’ costumi della sua famiglia. XXXIX. Ovidio fu probabilmente esiliato per essere stato testimonio delle dissolutezze di Giulia nipote di Augusto. XL. Conferma di questa opinione. XLI. Esame della sentenza di Giovanni Masson, XLII. Durazione dell’esilio di Ovidio, e sua morte. XLIII. Carattere del suo stile. XLIV. Sue Opere. XLV. Notizie di Manilio. XLVI. Suo poema astronomico. XLVII. Chi fosse Fedro, e a qual tempo vivesse. XLVIII. Dubbii da alcuni proposti sulla esistenza di Fedro e sull’antichità delle sue Favole. XLIX. Notizie di alcuni pochi scrittori di tragedie e di commedie. L. Scrittori di poesie mimiche. LI. Per qual ragione la poesia teatrale avesse tra’ Romani poco felici progressi. LII. E le altre poesie al contrario giugnessero a sì gran perfezione. LIII. Augusto coltiva e protegge le lettere. LIV. E così pur Mecenate. LV. Epilogo di questo Capo.

Capo II.

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Eloquenza.

I. Origine del fervore con cui i Romani coltivarono l’eloquenza. II Elogio dell’eloquenza de’ due Gracchi. III. E di Cornelia lor madre. IV. Carattere dell’eloquenza di L. Crasso e di M. Antonio. V. Morte infelice del secondo. VI. Qual fosse l’eloquenza di Calvo e di Ortensio. VII. Vicende della fama da lui goduta nei Foro. VIII. Cagioni di queste vicende, tratte dal carattere stesso della sua eloquenza. IX. Sua figlia essa pure celebre per eloquenza. X. Celebrità del nome di Cicerone. XI. Mezzi da lui usati per divenire eloquente. XII. Carattere e forza della sua eloquenza. XIII. Sua morte, ed elogi di esso fatti. XIV. Diversi giudizi