Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/53

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4 prefazione


Molti di fatto o colle opere lor pubblicate, o con lettere a me dirette mi hanno o avvertito di qualche fallo, o comunicato qualche nuovo lume alla mia Storia opportuno. E io riconoscente alle amichevoli loro premure, ho emendato i passi ne’ quali mi han fatto conoscere ch’io m’era ingannato, o se le lor ragioni non mi sono sembrate bastanti a farmi cambiar sentimento, con quella rispettosa sincerità che tra i coltivatori de’ buoni studi deesi usare a vicenda, ho addotto i motivi che non mi permettevano di seguire la loro opinione. Così ho adoperato con quelli che colle maniere proprie d’uom letterato hanno impugnato qualche passo della mia Storia. Ma perchè le difese, secondo i militari assiomi, debbon essere proporzionate alle offese, io spero che i lettori non si sdegneranno meco se a chi talvolta con libri stampati ha vivacemente assalito non tanto me quanto l’onore dell’italiana Letteratura, risponderò io pure alquanto vivacemente. Nel che però studierommi di fare in modo che la vivacità si contenga entro i termini della urbanità e della moderazione, e che la maniera, qualunque ella siasi, dagli avversari tenuta nell’assalirmi non mi ritenga giammaj dal darmi lor vinto, quando io vegga ch’essi combatton con armi alle mie superiori.

Io guarderommi qui dall’inquietar le ceneri dei trapassati, e dal rispondere ad uno che diffinì gravemente, la mia Opera non esser altro che un ammasso di fatti e di date col titolo di Storia Letteraria. Diasi ciò al dolore di un uomo che veggendo dall’esatta osservazion delle