Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/585

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o36 parte terza (Thcs. Inscr. t. 2, p 92/,); dal che c|U r:icc lie che ha da temp, di Augusto vi avesse in Roma pubblica scuola di medicina; perciocché seni bra clic ivi si parli di un liberto di Livia moglie di Augusto (a). X. Rimane ora a vedere, come di sopra si è accennato, se tutti i medici in Roma fossero schiavi: quistione assai agitata da alcuni moderni scrittori , singolarmente in Inghilterra • poiché avendo il Middleton l’anno 1726 pubblicata in Londra una dissertazione Óe Medicontiti a pud vcteivs Romanos conditione, in cui sosteneva che tutti erano schiavi, Carlo della Motte gli rispose con un libro, stampato pure in Londra l’anno 1728, intitolato: Essai sur l’état et sur la condition des Médecins chez les Anciens. E avendo il Middleton replicato in sua difesa, un’altra opera in latino, attribuita a M. Ward, uscì alla luce in Londra nello (a) Nel Museo Valicano riprendesi la spiegazion da me dala a quella voce Schola, e si afferma che non significa scuola, come io 1’ ho interpretata , ma portico o sala, ove le persone di una determinata professione o di un qualche collegio si radunavano (f. 3, p 72); e citasi la spiegazione che ne ha data il eh. sig. ab. Ainaduzzi, e potevansi anche citare il valoroso ab. Gaetano Marini (Gioia, di ¡‘¡sa, /. 3, p. ■ 43), il Pi* tisco (Lexic. ad voc. Schola), ec. lo non mi ostinerò a sostenere la mia opinione; perchè a provare che la medicina fiorisse in Roma, giova ugualmente una pubblica scuola e una pubblica adunanza. Ma si può anche vedere ciò che in difesa di questa opinione ha scritto l’erudito Biagio Garofalo, il quale vuole egli pure che di Scuola si parli nell accennala iscrizione (Caryoph. Disseri. Misceli, p. 343.)