Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/100

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Agamennone, sotto il cui nome pensò Tiberio di essere preso di mira; altri scrittori ancora perchè di alcune espressioni aveano usato che Tiberio credette ingiuriose a se stesso, furon tratti in carcere, tolto loro ogni mezzo a studiare, e vietato perfino il favellare insieme; condotti poscia in giudizio, altri si ferirono per se medesimi , altri in mezzo al senato beverono il veleno; e nondimeno così coni’ erano forili e spiranti ricondotti furono in carcere, perchè ivi finisser la vita, e poscia furon gittati per ignominia dalle scale Gemonie (Svet. c. 61). Parve perfino talvolta che l’essere eccellente in qualche arte fosse presso Tiberio delitto degno di morte. Così narra Dione (l. 57) che un architetto avendo con maraviglioso artifizio raddrizzato e rassodato un ampio portico che già incurvatosi minacciava rovina, Tiberio n’ebbe maraviglia insieme ed invidia, e perciò pagatolo di sua fatica il cacciò da Roma. Questi ardì di bel nuovo di venirgli innanzi, e sperando di mostrargli un’opera di tale industria che gli rendesse benevole l’imperadore, gittata a terra una tazza di vetro, e infrantala, ne ricompose subito e ne riunì sodamente i pezzi; ma invece di calmare con ciò lo sdegno dell’invidioso Tiberio, acceselo maggiormente, ed in premio di sua industria ebbe la morte. Su questo fatto ragioneremo più a lungo, ove tratteremo del fiorire dell’arti nel presente secolo; qui basti averlo accennato ad intendere a qual segno di crudeltà arrivasse Tiberio. IV. A Tiberio morto l’anno di Cristo 37 , dopo 23 anni d’impero , succedette Caio ,,