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XXV. Per ultimo, se non tra gli storici, almen tra quelli che furon benemeriti della storia, deesi annoverare Muciano, forse quel desso che sì gran parte ebbe nelle guerre civili al principio dell’impero di Vespasiano. Un’utilissima opera avea egli intrapresa, e in parte eseguita: cioè di raccogliere dalle biblioteche tutti gli atti e le lettere tutte de’ tempi addietro, che vi si trovavan riposte. E già undici libri di Atti e tre di Lettere avea ei pubblicati, quando si tenne il Dialogo sul decadimento dell’eloquenza, di cui si è ragionato (De caus. corr. eloq. c. 37). Ma quest’opera ancora, che ci sarebbe ora di sì gran giovamento, è in tutto perita.

Capo V.

Filosofia e Matematica.

I. Lo scoprimento e la pubblicazione de’ libri di Aristotele che era seguito verso gli ultimi anni della repubblica, gli onori che Augusto avea renduti a parecchi illustri filosofi, e i molti Greci che da ciò invitati eran venuti a fissare in Roma la lor dimora, aveano risvegliato nell’animo de’ Romani un grande ardore nel coltivamento de’ filosofici studi. E se Tiberio e gli altri imperadori che venner dopo, l’avessero in alcun modo fomentato, avrebbono probabilmente i Romani fatti in essi non ordinarii progressi. Ma pare che i primi Cesari usassero anzi di ogni sforzo per distoglierli da tali studi: poichè non solo non onorarono del