Ma questa nuova carica gli fu fatale. Era egli
sulle sue navi, quando il Vesuvio non molto
da esse lontano cominciò a gittar denso fumo.
Avvisatone da sua sorella madre di Plinio il
Giovane, che amendue eran con lui, ed accertatosi di ciò che fosse, fa allestire alcuni legni
per recare aiuto a que’ che fossero in pericolo.
Fuggivan tutti da’ luoghi circonvicini, ed egli
senza timore alcuno volge le prore verso il
Vesuvio con tal coraggio, che osservando attentamente ciò che avveniva sul monte, ne
descriveva dettando tutte le circostanze. Era
già si vicino, che sulle navi incominciavano a
cadere e calda cenere e sassi infocati; e al
medesimo tempo ritiratosi il mare, non era
possibile l’innoltrarsi. Ma egli non perciò atterrito, comanda che volgasi a Stabie, ora Castellamare, ove era un cotal Pomponiano suo
stretto amico. Giuntovi con favorevol vento,
trovollo costernato e tremante; poichè comunque il pericolo fosse ancora lontano, vedeasi
nondimeno farsi ognora più appresso. Egli avea
già posta sulle navi ogni sua cosa; ma il vento
era contrario, ed impediva il fuggire. Plinio il
conforta, e per accrescergli col suo esempio
nuovo coraggio, come se nulla vi avesse a temere, entra nel bagno, cena, e abbandonasi a
un placido sonno. Frattanto la cenere e i sassi
infocati sempre più avanzandosi avean talmente
riempita l’area che era innanzi alla sua camera,
che se più oltre avesse indugiato, non era
possibile l’uscirne. Riscosso dunque sen torna
a Pomponiano e agli altri che per timore
avean vegliato; e perchè la casa crollando e