Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/385

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348 LIBRO potesse gareggiar con lui nel sapere, lo rendesse spesso nemico funesto a’ celebri letterati. E una prova di questa sua munificenza verso gli studj ci diede nel tempo del suo impero , che fu appunto l1 altro vantaggio che in quest’epoca ebbero le scienze in Roma. Aveano finallora i gramatici e i retori tenute le loro scuole nelle case private. Adriano pensò il primo alla fabbrica di un pubblico edificio che fosse la sede propria delle scienze; e fattolo innalzare, gli diè il nome di Ateneo (Aur. Vict. de Caesar. c. i \). Di questa , per così dire , romana università noi veggiamo farsi menzione frequente da’ posteriori scrittori, come a suo luogo vedremo, e da essi raccogliesi che non solo vi si tenevan le scuole, ma’ che ivi ancora i poeti e gli oratori recitavano pubblicamente i loro componimenti. Era certamente questo un opportunissimo mezzo a coltivare e a fomentare le scienze; ma per infelice destino della letteratura esso non prese ad usarsi che allor quando le circostanze e le cagioni altre volte spiegate le conducevano a un rovinoso e quasi irreparabile decadimento. III. Molti nondimeno vi furono anche in quest’epoca gramatici e retori illustri. E per riguardo a’ gramatici, tre ne veggiamo da Svetonio nominati, e il primo di essi è M. Pomponio Marcello, quel desso di cui dicemmo altrove che sì francamente si oppose all’adulator Capitone, quando volea persuadere a Tiberio che la corona imperiale gli dava diritto a formar nuove parole: franchezza degna appunto di un gramatico, e singolarmente di un gramatico