Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/402

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Capo IX.

Biblioteche.

I. Le pubbliche biblioteche aperte in Roma prima da Asinio Pollione e poscia da Augusto, delle quali nel precedente volume si è ragionato, doveano facilmente risvegliare nell’animo de’ seguenti imperadori il pensiero di imitare la loro munificenza. In fatti Tiberio che pur non fu certamente protettor delle lettere, par nondimeno che un’altra pubblica biblioteca aprisse in Roma. Gellio ne fa menzione: Cum in domus Tiberianae bibliotheca sederemus (l. 13, c. 18) e Vopisco ancora: Libri ex bibliotheca Ulpia... item ex domo Tiberiana (inProbo c.2). Noi non troviam veramente presso alcun degli storici che ne hanno scritta la Vita, memoria alcuna di questa biblioteca di Tiberio. Ma le parole de’ due allegati scrittori sembra che avere non possano altro senso. Noi troviamo in Tacito, ch’egli innalzò un tempio aA’Augusto l. 6 Ann. c. 45); e forse ae’esso contigua era la biblioteca, come contigue aa’altri tempii eran quelle di Pollione e di Augusto. II. Ma troppo funesto alle romane biblioteche fu l’impero di Nerone. Nell’orribile incendio che da Svetonio (in Ner. c. 38) e da Dione (l. 62) e da altri più recenti scrittori si dice espressamente eccitato per voler di Nerone, ma da Tacito si lascia in dubbio, se forse non avvenisse a caso (l. 15, c. 38); in questo incendio, dico, le biblioteche ancora furono