Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/432

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enorme grandezza, usare a tal fine di tele, cosa, dice Plinio (l. 35, c. 7), finallora non usata. Nè questo fu il solo progresso che la „ prestarsi docile alle intenzioni dell’artefice statuario, il „ quale in questa preparazione tempera e mistura non u avea parte alcun», essendo un mesliero totalmente « diverso, e che altre volte avea falla la gloria di » poche città della Grecia, come parlando del bronzo « eginetico si esprime il nostro autore al medesimo « capo a di questo libro: Projcima lans famelico fuit insula et ipsa, ncc aes gignens, sed officinarum temperatura nobilitata. Certamente o che l’isola ef Eu gina fu sempre la sede degli statuarìi in metallo, il ii che non ho mai nè udito nè letto, o che il fondere « il bronzo era un’arte allatto distinta dal gettare e « cesellare le statue. Nè per dimostrare all’ultima eviti denza la perdita di quest’arte andava ogni giorno più « sicuro riscontro che l’intervento delle due circoli stanze, di un iroperator prodigo e di un artista ec« celiente. L’avidità del guadagno indusse i primi « fonditori a deteriorare la qualità del bronzo; eppure « per qualunque più ampia mercede m n fu possibile « a Nerone di averlo per il suo colosso, quale in oriti gine, forbito e perfetto: tanto di forbirlo e perièli zionarlo erasi perduta ogni scienza. Gli artisti quanto u più sono eccellenti nella professione che esercitano , tu tanto meglio san celare i difetti che nella materia u s1 incontrano , e tanto più sono solleciti della scelta « della medesima , il che molto contribuisce a render a più belle e più durevoli le opere loro. La gara tra « Mirane e Policlete conferma abbastanza ciò che abn biamo tutti i giorni sotto i nostri occhi , che veli diamo le opere di que’ pochi pittori, i quali più « che al guadagno aspirano alla gloria, da capo a « fondo ricoperte di colori più stagionali e più lini, u mentre gli statuarii animati dal medesimo desiderio « si sdegnano per qualunque macchia più leggera si « scuopra ne’ marmi che con sommo studio fra mille ti altii si elessero: e ciò non ostante la siugolare abilità