Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/535

Da Wikisource.

II. Giureconsulti ai tempi di Antonino Pio. 4y8 LIBRO per favolile alcuno, ordinato, inserivasi tosto nel corpo della giurisprudenza, voleva annullare cotali rescritti, sicchè non avessero forza alcuna, dicendo non essere conveniente che il volere d’uomini inesperti, come a cagion d’esempio di Comodo e di Cara calla, fosse avuto in conto di legge, mentre il saggio Traiano perciò appunto non avea mai voluto decidere per iscritto, acciocchè non si stendesse a tutti ciò eli’ egli voleva solo in favore di alcuno. Ma il breve tempo ch’egli ebbe a regnare, non gli permise il condurre ad esecuzione il suo disegno. II. Non furono dunque le novità che nella giurisprudenza s’introducessero, ma le fatiche e l’ingegno di quelli i quali la coltivarono, che fiorir la fecero a quest" epoca, e mantenere l’onore in cui ella era nelle età precedenti. Cinque ne annovera Giulio Capitolino, de’ quali dice che valevasi Antonino Pio nel pubblicare le leggi, e sono Vinidio ossia Vindio Vero, Sali io Valente, Volusio Meciano , Ulpio Marcello e Jaboleno. De’ primi due non abbiamo altre notizie, se non che di Vinidio fanno qualche volta menzione gli antichi giureconsulti (V. Heinecc. I. cit. §3o8), c Salvio Valente vien nominato da Ulpiano che cita un rescritto a lui indirizzato da Antonino Pio (l. 7 de Offic. Procons.). Volusio Meciano fu maestro nelle leggi di Marco Aurelio (Capit, in M. Aur. c. 3). Ma poscia essendo governatore il" Alessandria, tratto nelle sue parti da Avidio Cassio, quando ei ribellossi contro di M. Aurelio, da’ romani soldati fu ucciso (Vulcat Gall, in Avidio, c. 7). Jaboleno