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QUARTO 58^
le rivalità del conte. Bonifacio e del generale Aezio trassero in rovina l’Africa, e in parte ancora la Francia e la Spagna. Ma l’anno 452 il
celebre Attila re degli Unni invitato da Onoria
sorella dell’imperadore colla promessa delle sue
nozze e della metà dell’impero, entra furiosamente in Italia, espugna Aquilea, e corre saccheggiando e incendiando gran parte d’Italia.
A Roma soprastava probabilmente l’ultimo eccidio, se il gran pontefice S. Leone venutogli
incontro presso a Mantova non avesse colla
sua eloquenza impiacevolito quel barbaro, e
determinatolo a tornarsene alle sue provincie,
ove poco dopo fu ucciso. Ma una particolar
circostanza non vuolsi qui omettere, che troppo
da vicino appartiene al nostro argomento; cioè
che se Attila fosse rimasto padron d’Italia, sarebbe ben presto interamente perita ogni letteratura. Egli è Pietro Alcionio nel suo libro
de Exilio (p. 111) che ci ha conservata memoria , tale essere stato il pensiero di Attila,
pensiero degno veramente di un re degli Unni.
Egli introduce il cardinale Giovanni de’ Medici a
raccontare che nella sua biblioteca eravi un libro d’incerto autor greco intorno le cose da’
Goti operate in Italia, in cui narravasi che Attila , poichè vi entrò vincitore, tanto desiderava di propagarvi la lingua sua propria, che
fece legge che niuno più usasse della latina ,
e chiamò dal suo paese maestri perchè insegnasser la gotica. Ma a dir vero, io difficilmente m’induco a dar fede a questo racconto;
nè parmi probabile che Attila, il quale altro
non fece che correre a guisa d’impetuoso