Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/642

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QUARTO 6o5 con nuova ed accurata edizione le opere, separando ciò che a lui appartiene, da ciò che è di altri (16), Io accennerò qui solamente ciò che di lui dice Gennadio (De Viris Ill. c. 40) che il chiama assai versato nello studio delle Divine Scritture, ed abile ad istruire il popolo , parlando anche senza apparecchio; e quindi rammentati parecchi libri e molte omilie da lui composte, conchiude ch’egli morì regnando Onorio e Teodosio il Giovane. Alcuni però invece della parola moritur usata da Gennadio vogliono che si legga floruit, per conciliar con ciò che dice Gennadio, ciò che da altri monumenti ricavasi, cioè ch’egli assistette a’ Concilj di Milano nel 451, e di Roma nel 465. Ma il ch. Vallarsi afferma (t. 2 Op. S. Hieron. p. 969) che a ciò si oppongono tutti i codici a penna, ne’ quali leggesi moritur. IX. Il più celebre fra tutti i vescovi di questa età fu S. Ambrogio di Milano. Egli ancora è stato da’ Maurini autori della Storia letteraria di Francia posto tra’ loro uomini illustri (l. 1, part. 2, p. 325), perchè a caso ei nacque nelle Gallie, ove Ambrogio suo padre era allora prefetto. Ma io non so perchè abbian essi dissimulato che il padre era romano di pallia, e (a) Per opera singolarmente del regnante pontefice Pio VI abbinino finalmente avuta l’anno 1784 dalle stampe di Roma una bella edizione delle Opere di S. Massimo, in folio, raccolte da molti codici mss., ed illustrate dal P. Bruno Bruni delle Scuole Pie. Ma della vita del santo vescovo poco più si è potuto sapere, per mancanza di monumenti, di ciò cìi’ era già noto.