Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/174

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pniMO 113 chc P arte venisse sempre più decadendo a’ lor tempi; ma dice che non se ne debbono incolpare i Goti. Questi erano, dic’egli, soldati, e non architetti nè muratori; ed eran nativi di tai paesi ove appena si sapea che cosa fosse fabbricare di muro. Gl’Italiani dunque non già i Goti furono i corrompitor di quest1 arte. Ma questa ragione è ella veramente di quel peso che a prima vista si crede? I Goti eran soldati, ma certo non tutti; poichè, come narra Giornande scrittor di que’ tempi, tutta la lor nazione fu da Teodorico condotta in Italia: Theodoricus ad silos revertens gentern Gothontm, quac tamen ci praelmerat conscnsum, assumens, Hcsperiam tendit (De Rebus goth.) Non i soli soldati adunque, ma il minimo popolo ancora era venuto con Teodorico; e questo, ancorché si conceda che non avesse mai veduto nel suo paese nè fabbrica nè muro alcuno, poteva nondimeno aver apprese in Italia alcune di quelle arti che a guadagnarsi il vitto erano opportune. Inoltre Teodorico era stato lungo tempo alla corte di Costantinopoli, ove avea ricevuta la prima educazione. I suoi Goti aveano scorse varie provineie della Grecia, e Muratoli e del Maffei da me qui impugnata. Io ben volentieri mi arrendo alle ragioni da lui prodotte, e avrei cambiato interamente tutto questo passo, se non avessi creduto che non fosse per dispiacere a’ lettori il vedere come io abbia pensato in addietro, e come pensi ora. Altro non mi resta a bramare, se non che questo eruditissimo cavaliere non indugi più oltre a pubblicar la sua opera che rischiarerà felicemente un argomento involto finora fra dense tenebre. TutABOSCUI, Voi. III. 8