Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/288

Da Wikisource.

TERZO abbracciare egli pure questa opinione. Ma ben maggior maraviglia, die’egli (Rivol. di tal. t.1, P 4°° i ec.), ci dovrà parere che. l’Italia non solamente allora abbia dovuto conoscere da’ Barbari boreali il rinnovamento della milizia, ma abbia da loro dovuto apprendi’ re in quello stesso tempo le scienze più necessarie, e che bisognasse dagli ultimi confini d Occidente e del Nord far venire in Italia i maestri ad insegnarci, non che altro, la lingua latina. Carlo Magno l’an 781 ave a preposto alle scuole d’Italia e di Francia due monaci irlandesi, ec. Io penso che questo valoroso autore, poichè si era prefisso di non trattare nella sua opera se non per incidenza dell.^ italiana letteratura, non abbia creduto di dovere esaminare un tal punto, e che abbia perciò troppo facilmente seguito l’altrui parere (18). L’idea di questa mia Storia mi ha condotto necessariamente a consultare e a confrontare tra loro gli antichi scrittori della Vita di Carlo Magno, e gli altri autori che gli furono contemporanei, de’ quali, non ostante l’insofferibil barbarie del loro stile, ho voluto leggere quanto ho potuto aver tra le mani; e dopo un diligente esame fatto sopra essi, parmi di poter affermare, con sicurezza di non andare errato, tre cose assai gloriose all’Italia, cioè in primo luogo che Carlo Magno a un Italiano fu debitore del primo volgersi t » (<z) 11 cb. sig. Denina ha poi modestamente ritrattata , o almeno moderata questa sua proposizione nella seconda più ampia edizione del suo ingegnoso ed erudito Discorso sopra le Vicende della Letteratura fatta in Basilea nel 1783 (tom. 1, pag. 100).