Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/486

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QUARTO 4a5 che come ili ristoratore delle scienze. Latinitas, dice Milone Crispino (ib.), in antiquum scientiae statum ab eo restituta, tota supremum debito cum amore et honore agnoscit magistrum... ipsa quoque in liberalibus studiis magistra Gentium Graecia discipulos illius libenter audiebat et admirabatur. Le quali parole veggonsi ancor ripetute da Guglielmo gemmeticense (Hist. Normann. l. 6). Guimondo vescovo di Aversa, e già discepolo di Lanfranco, dice che per mezzo di questo dottissimo uomo ravvivò Iddio e fe’ rifiorire le arti liberali che nella Francia erano allor decadute (Lib. De Corp. et Sang. Christi). E similmente Guglielmo Malmesbury scrittore del xii secolo afferma (De Gestis Reg. Anglor. l. 1) ch’egli tenne pubblica scuola di dialettica; e che se ne sparse per ogni dove la fama , talchè la scuola del monastero di Bec era sopra le altre celebre e rinomata. E ciò raccogliesi ancora dal numero e dal sapere di molti tra quelli che a questa scuola concorsero; fra’ quali voglionsi annoverare singolarmente Alessandro II , il suddetto Guimondo vescovo d’Aversa, S. Anselmo arcivescovo, di cui fra poco ragioneremo, il celebre Ivone di Chartres ristoratore del diritto canonico in Francia, oltre tanti altri che si annoverano dagli eruditi Maurini autori della Storia letteraria di Francia (t 7, p 79)• VI. Ciò che è più degno di maraviglia, si è che il saper di Lanfranco fu di un genere già da lungo tempo dimenticato , e in cui egli non potè avere altro maestro che il suo genio medesimo. La buona critica fra la universale