Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/516

Da Wikisource.

QUARTO ^55 Milano, a cui fu inviato insieme con S. Anselmo vescovo di Lucca dal pontef Niccolò II. Sollevato da Stefano IX l’an 1057 alla dignità di cardinale e di vescovo d’Ostia, dopo avere per più anni soddisfatto con incredibile zelo a’ doveri delle sue cariche, bramoso di ritirarsi alla dolce tranquillità del suo eremo, ottenne finalmente da Alessandro II di poter dimettere il vescovado, e di tornarsene a Fonte Avellana. Ma poco tempo potè egli godere dello sperato riposo; e due altre legazioni assai faticose dovette sostenere negli ultimi anni della sua vita per ordine dello stesso Alessandro II, una in Francia, ove radunò il Sinodo di Chalons, f altra in Germania , ove ottenne dall’imperadore Arrigo III, che deponesse il pensiero di ripudiare Berta sua moglie. Egli intervenne ancora a un Concilio tenuto in Roma dallo stesso pontefice l’anno 1071, e finalmente da lui inviato nel seguente anno a Ravenna, perchè dopo la morte dell’arcivescovo Arrigo scomunicato riconciliasse quella chiesa colla sede apostolica, compiuto felicemente il ministero commessogli, e venuto a Faenza, vi finì i suoi giorni. XXIII. Le onorevoli cariche a cui fu sollevato , e i difficili affari in cui fu occupato S. Pier Damiano, potrebbon bastare a farci conoscere in quale stima se ne avesse la santità e la prudenza non men che il sapere. Ma pruova ancor più evidente ne abbiamo nell’opere da lui scritte. Esse son molte lettere appartenenti in gran parte agli affari di cui era incaricato , e che giovan non poco ad illustrare la