Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/558

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QUARTO 497 ancor rimangono manoscritte} delle quali e di altre opere dello stesso Alfano, oltre Pietro Diacono, si posson vedere il Fabricio (Bibl. lat. med. et inf. aet. t. 1, p. 70) e il co. Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 1; p. 473), i quali però saggiamente distinguono due Alfani amendue arcivescovi di Salerno, uno di cui abbiam or favellato, l1 altro che gli succedette, e tenne quella sede fino all’anno 1121, e a cui si debbono attribuire alcune delle poesie che tra quelle del primo Alfano si veggono pubblicate. Verseggiatore ammirabile dicesi da Pietro Diacono (c. 20) Amato monaco egli pur casinese, e poscia vescovo non si sa di qual chiesa, e ne rammenta quattro libri di versi in lode de’ SS. apostoli Pietro e Paolo, da lui mandati a Gregorio VII, e alcune altre poesie. Noi soffrirem di buon animo la perdita che di essi si è fatta (18), poichè crediamo che que’ versi non fosser poi cotanto ammirabili, come sembravano a Pietro (*) Ilo detto, seguendo la comune opinione, che il poema del monaco Amato in lode de’ SS. Pietro e Paolo si è smarrito. Ma il soprallodato P. Trombelli possedeva un antichissimo codice in cui contiensi il poema di Amato in lode di S. Pietro: esso ha per titolo: Liber Amati Monachi Cassinensis destinatus ad Domuum Gregorium Papam in honore Beati Petri Apostoli. Incipit Praefatio ejusdem libri. Rechiam per saggio i versi di questa breve prefazione. Agnus adest, cuncti qui tollit crimina mundi, Protinus Andreas quem post crucifixit Egeas Prosequitur, tandem lucem transegit; eundem Cum Christi fratri post curat notificari. Attrahit hunc secum valeat quo cernere Jesum: Hunc Deus ut vidit Simonem quem nomine scivit Nomea mutavit, quem Cepham ipse vocavit. Tiraboschi, Voi. III. 32