Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/565

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5c>4 LIBRO al 1129, e questi sembra essere appunto il lodato dal nostro poeta. La congettura è ottima a provare che Mosè visse nel XII secolo. Ma un1 altra pruova assai più conchiudente avrebbe il Muratori potuto recarne, s’egli avesse posto mente al passo di Anselmo vescovo d’Avelberga da noi poc’anzi recato, in cui tra quelli che intervennero alla conferenza tenutasi in Costantinopoli a’ tempi di Lottario II, cioè tra l’anno na5 e il ii 3^, vien da lui nominato un Mosè bergamasco , e onorato con questo magnifico elogio: tertius inter alios praecipuus, graecarum et latinarum literarum doctrina apud utramque gentem clarissimus, Moyses nomine, italus natione, ex civitate Pergamo: iste ab universis electus est, ut utrinque fidus interpres esset. Possi am noi dubitare che questi non sia appunto il Mosè autore del poemetto di cui trattiamo? E molto più che in un codice ms. di esso veduto dal Muratori in una nota aggiuntavi così si legge: Dici tur, quod cum quondam magister Moyses pergamensis valens et probus homo in scriptura esset in curia imperatoris constantinopolitani, et laudaret saepe civitatem suam, sicut est mos bonorum civium, et dominus imperator sai pa diceret ei: libenter scirem statum et conditionem illius civitatis; ipse magister Moj ses compostiti hunc librum ad preces ipsius domini imperatoris. Qui non si nomina nè l’imperadore, nè l’anno in cui avvenne tal cosa; ma essendo certo che un Mosè bergamasco fu in Costantinopoli a’ tempi di Lottario II, non è egli chiaro che di questo Mosè appunto deesi intendere la recata nota? In fatti il signor