Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/629

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568 LIBRO fosser le regole da lui trovate per apprender la musica. Solo ei dice nella lettera a Michele monaco della Pomposa , che mentre in addietro appena bastava lo studio di dieci anni per imparare imperfettamente il canto, egli in un anno solo, o in due al più insegnavalo: Nam sì illi pro suis apud Dominum devotissime intercedunt magistris, qui hactenus ab eis vix decennio cantandi imperfectam scieniiam causi qui potuerunt, quid putas nobis pro nostris adjutoribus fiet qui annali spatio, aut, si multum , biennio perfectum cantorem e/Jicimus? Rammenta ivi ancora un antifonario eli egli avea scritto, e a cui avea aggiunte le regole per ben cantare; e finalmente accenna una nuova maniera più recentemente da sè scoperta per trovare un canto non conosciuto: interim tibi de inveniendo ignoto cantu optimum dirigo argumentum, nuper nobis a Domino datum et utilissimum comprobatum. Somiglianti generali espressioni egli usa nell1 altra lettera a Teodaldo vescovo d’Arezzo, a cui indirizza il suo Micrologo, in cui egli dice che avea seguita una via diversa da quella che i filosofi avean finallora tenuta: Itaque... offero sollertissimae paternitati tuae musicae artis regulas quanto lucidius et brevius potui explicatas philosophorum neque eadem via ad plenum, neque eorum insistendo vestigiis. Così egli ci lascia incerti qual fosse veramente il metodo da lui trovato per apprendere con assai maggiore facilità il canto. Più chiaramente favellane Sigeberto, scrittore vissuto nel medesimo secolo di Guido, il quale dice (in Chron. ad an. 1028; et de Script.