Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/685

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G24 LIBRO XIX. Quando Federigo I venne la seconda volta in Italia i anno ri 58, una gran moltitudine d uomini prudenti e dottissimi nella Legge come dice Radevico di Frisinga (De Rebus gest. Frid, I, l. 1, c. 27), intorno a lui radunossi. E Ren mo.str’. Federigo in qual conto gli avesse perciocchè , come narra il medesimo storico , avendo egli già determinato di muover guerra a’ Milanesi, e avendogli i giureconsulti rappresentato che a procedere dirittamente conveniva premettere le citazioni legali, egli segui il loro consiglio; e non proferì sentenza contro di quelli sinchè non gli ebbe convinti di ribellione. Quindi dappoiché in quell’anno medesimo ebbe-costretti i Milanesi ad implorare la pace, Federigo radunò in Roncaglia una generale numerosissima assemblea di tutti i vescovi, i principi e i consoli italiani per regolare i pubblici affari; e allora fu ch’egli distinse con sommi onori quattro celebri giureconsulti che allora erano in Bologna: Avendo a’ suoi fianchi, dice il medesimo Radevico (l. 2, c. 5), quattro giudici, cioè Bulgaro, Martino, Jacopo e Ugo, uomini eloquenti, religiosi, e dottissimi nelle Leggi, e professori di esse in Bologna, e maestri di molti discepoli, con essi e con altri giureconsulti che eran venuti da più altre città, udiva, esaminava e. conchiudeva gli affari Ove vuolsi riflettere che benchè i bolognesi giureconsulti fossero sopra tutti onorati da Federigo, molti altri nondimeno colà intervennero da molte altre città d’Italia; il che ci mostra che in ogni luogo era già sparso lo studio della giurisprudenza. Anzi ne abbiamo in questo racconto