Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/94

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libcralibus studiìs eruditi per nostrani rempublicamJlorcant (Pragm.Sanct. Justinian. imp. c.22). Egli è però vero che di Ateneo e di scuole del Campidoglio io non trovo più in avvenire menzione alcuna; ed è probabile che all’occasion delle guerre e delle rovine, onde fu devastata l’Italia per tanto tempo, le pubbliche scuole fossero abbandonate. Ma del lagrimevole stato a cui venne l’italiana letteratura, dovrem favellare più lungamente nel libro seguente.

Capo II.

Studi sacri

. I. Nel parlare che fatto abbiamo finora dello stato in cui fu la letteratura italiana di questi tempi, il celebre Cassiodoro ci ha quasi unicamente occupati: perchè a lui più che ad ogni altro si dee, se i sovrani che a questa età signoreggiaron l’Italia, furon liberali e magnanimi protettori de’ buoni studj; e lo stesso ci convien fare anche a questo luogo, ove degli studj sacri di questo tempo medesimo dobbiam ragionare. Questo grand’uomo, di cui non v’ebbe altri più ardente nel fomentare le scienze, a questi ancora volse il pensiero; e sin da quando egli era ministro de’ re ostrogoti, cercò di avvivarli e di farli fiorire felicemente, Io vedeva, dic’egli stesso (praef. ad l. de Instit. div. lit.), con dolore gravissimo , che mentre i secolari studj si coltivavano con non ordinario fervore, non vi era alcun pubblico professore o Tirabusciò, Voi III. 3