Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/220

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SECONDO *99 XX. E veramente le opere eli’ egli ci ha lasciate, cel mostran degno della stima che i papi ne fecero, quand’ei viveva, e dell’onore a cui Sisto V lo ha sollevato dichiarandolo dottor della Chiesa. Sono esse, non altrimenti che quelle di S. Tommaso, di vario argomento, benchè il numero ne sia minore, ed egli abbia appena toccate le quistioni filosofiche. Parecchi sono gli opuscoli ascetici, parecchi quelli scritti in difesa del suo Ordine, del cui fondator S. Francesco scrisse ancora la Vita; parecchi ancora i teologici e gli scritturali. La più pregevole fra tutte le sue opere è il Comento sul Maestro delle Sentenze, in cui il santo si scuopre profondo teologo, ed assai versato nell’opere dei santi Padri. Veggasi il diligente esame che di tutte ha fatto il sopraccennato editore, distinguendo le vere opere di S. Bonaventura da quelle che son dubbiose, e da quelle che certamente sono supposte. Egli e il P. Sollier ancora han recate le testimonianze onorevoli che molti han renduto all1 ingegno e al sapere di lui, fra’ quali il famoso Giovanni Gersone non dubitava di anteporlo a tutti i teologi, dicendo che in lui ei trovava uno scrittore giudizioso e sensato che non seconda punto la curiosità comune agli uomini dotti, che sfugge le quistioni lontane dal suo argomento, e che alla sodezza della dottrina congiunge l’unzione della pietà. Nè i Cattolici solamente han recato sì favorevol giudizio delle opere di S. Bonaventura; ma tra’ Protestanti ancora non è mancato chi ne parlasse con lode. Fra gli altri il Bruckero, che pur seguendo i principii della sua setta il riprende