Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/237

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3l6 LIBRO promisit dominium terrenorum. Egli è vero che nelle cause miste egli attribuisce il diritto di decisione alla Chiesa; ma ciò a que’ tempi non dovea certo bastare a rendergli sì favorevole l’animo di Bonifacio, nè sì avverso quel di Filippo. Per altra parte nella libreria de’ PP. Agostiniani in Cremona, come ha osservato il diligentissimo P. dalla Torre, conservasi un esemplar ms. dell’opera de Po testate ecclesiastica del B. Egidio assai più ampia, e indirizzata a difendere troppo diverse opinioni. Ella è dedicata allo stesso pontefice, e divisa in tre parti, e ognuna d’esse in più capi. Nella prima egli tratta de hujusmodi potestate respectu materialis già dii et respectu potentie secularis: nella seconda de ecclesiastica potestate respectu ad hec temporalia que videmus; nella terza scioglie le difficoltà che alla sua opinione si possono opporre. Qual dunque crederem noi che sia la vera opera di Egidio, giacchè non può credersi in alcun modo che un uom sì saggio e sì dotto scrivesse due opere così tra loro contrarie? Il favore di Bonifacio, e lo sdegno di Filippo, che ne furon gli effetti, non ci lascian luogo a dubbio alcuno. E l’opuscolo dal Goldasto dato alla luce è probabilmente uno degli artificii usati dai Protestanti di quella età, di pubblicare sotto il nome di alcun celebre personaggio qualche trattato con cui si confermassero i loro errori. Egidio morì in Avignone l’anno 1316, in età, come credesi, d’anni 69, e il corpo, come egli avea ordinato, ne fu trasportato a Parigi, ove ancor si conserva nella chiesa del suo Ordine.