Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/322

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SECONDO 301 navigazione fossero gli Amalfitani, e che perciò ne fossero essi creduti i primi rilrovatori (a). 10 so che questa opinione è stata rigettata come improbabile nella prefazione premessa al primo tomo della Storia generale de’ Viaggi. Ho lette le difficoltà che ad essa si oppongono, e che a me non sembrano di molta forza. Ma come io non iscrivo la storia letteraria degli Arabi, non giova che mi trattenga a farne un diligente esame. Ognun ne senta come meglio gli piace. A me basta aver dimostrato che, se vogliamo esser sinceri, non possiamo vantarci con sicurezza di essere stati i primi autori di tale scoperta (b). (a) Mi sembra non impropabile la maniera con cui 11 sig. Laudi nel Compendio francese della mia Storia si studia ili conciliare la comune opinione, per cui si da al Gioia I’ onore di questa scoperta , co’ monumenti certissimi che ci dimostrano eh’essa era assai più antica (t. i, p. 335). Crede egli dunque che fino a’ tempi del Gioia si usasse dell’ago calamitato nel modo che si descrive dal Bellovacense e da altri , cioè col porre l’ago calamitato sopra una festuca. adagiando poi questa in un vaso d’acqua; e che poscia il Gioia trovasse il modo di formare la bussola, come ora si usa, e che essendo allora il regno di Napoli , di cui era natio, sotto il dominio della casa d’Angiò, egli vi aggiugnesse 1’ornamento del giglio , che tuttor si segue nelle bussole nautiche. (è) L’erudito sig. D. Pietro Napoli Signorelli ha trattato egli pure a lungo di questo argomento (Vicende: della Coltura nelle Due Sicilie, t. 2. p. 287, ec.) , e dopo aver mostrata l’insussistenza delle altre opinioni, e riconosciuta ancora troppo incerta quella che fa lo scopritor della bussola I amalfitano Flavio Gioia , propone alcune difficoltà conti o la mia opinione , le quali però pruovano solamente ciò che ar.cb’io bo confessalo,