Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/558

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TERZO 537 presso Ezzelino. Questi lo ammira per modo, che ad ogni patto vuol che abbia in moglie Beatrice; e fattala venir da Mantova , ivi se ne festeggian le nozze con solennissima pompa. Ma pochi giorni appresso, ricordevole della sua promessa al re di Francia, Sordello sen parte, e passate l’Alpi, giunge a Troyes. Ivi viene a tenzone con un certo Zachetto famosissimo cavaliere; e vintolo, secondo il costume , lo obbliga a venir seco a Parigi. XII. Ed ecco Sordello nell’atrio della real corte, che aspetta che il re se n’esca, per presentarsegli. Esce egli in mezzo a numerosa schiera di cavalieri; Sordello se gli getta a’ piedi, e gli dice che è quel desso cui per mezzo di Galvano egli ha invitato. Il re due volte gli chiede s’ei sia veramente Sordello. Questi sdegnato di cotal dubbio si rizza in piedi, e sen va. Il re lo chiama, e gli chiede ove e perchè sì improvvisa partenza. Io torno a Mantova, ripiglia Sordello, per condur meco chi di me faccia fede. Allora il re abbracciatolo lo accoglie con sommo onore. Era ben verisimile che tosto si offerisse occasion a Sordello di farsi conoscere. Uno de’ cortigiani detto Grisolfo sotto voce il motteggia per la corta e lacera veste ch’avea in dosso. Sordello lo ode, lo sfida, si fissa a 15 giorni dopo il cimento; e allora innanzi al re e a un’immensa folla di popolo da ogni parte accorso, venuti i due guerrieri a battaglia, Grisolfo è costretto ad arrendersi vinto. Lasciamo stare le altre non poche prodezze da lui operate in Francia, che dal Platina distesamente ci si raccontano, e