Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/615

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5g4 LIBRO fu figliuolo di un altro Guido. Nel che deesi fede alla versione italiana in cui egli dicesi figliuolo di messer Cavalcante cavaliere della casa de’ Cavalcanti. In fatti così ci assicura il Boccaccio, che da un detto di Guido ha tratto l’argomento d’una sua novella (Decam. g. 6, nov. 9). Perciocchè egli racconta che tra le molte brigate di gentiluomini ch’erano in Firenze, n era ima di Messer Berto Brunelleschi, nella quale Messer Berto e’ compagni s’eran molto ingegnati di tirare Guido di Messer Ca~ calcante de’ Cavalcanti, et non senza cagione, perciocchè oltre a quello), ch’egli fu uno de’ migliori Loici, che havesse il mondo, et ottimo philosopho naturale (delle quali cose poco la brigata curava) si fu egli leggiadrissimo et costumato et parlante uomo molto, et ogni cosa che far volle et ad gentile huom pertenente seppe meglio ch’altro huom fare, et con questo era ricchissimo, et a chiedere a lingua sapeva honorare, cui nell’animo gli capeva che il valesse. Ma a Messer Betto non era mai potuto venir fatto cT liaverlo, et credeva egli co’ suoi compagni, che ciò avvenisse , perciò che Guido alcuna volta speculando molto astratto dagli huomini diveniva , et perciò ch’egli alquanto teneva della opinione degli Epicurei, si diceva tra la gente volgare, che queste sue speculazioni eran solo in cercare, se trovar si potesse, che Iddio non fosse. E quindi siegue il Boccaccio a riferire un leggiadro motto con cui Guido rispose alla brigata di messer Betto, che in lui un giorno avvenutasi avea preso a proverbiarlo sulla sua solitudine, e su’ pensieri