Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/670

Da Wikisource.

TERZO 649 a cantare ancora le imprese de’ figliuoli dello stesso monarca. Ma questi due libri non solo non sono mai stati, eli’ io sappia, dati alla luce , ma non mi è pure avvenuto di vederli citati tra’ manoscritti di alcuna biblioteca. X. Questi sono i soli Italiani che in questo secolo coltivarono la latina poesia 5 o almeno son essi i soli de’ quali io ho potuto trovar notizia, se pur non pretendasi ch’io dovessi qui favellare di tutti quelli de’ quali abbiam qualche distico , o qualche epitafio in versi, o altre simili coserelle, delle quali non parmi proprio di questa mia opera l’andare in cerca. A questi Italiani però vuolsi aggiugnere un Inglese che molto del suo sapere dovette all’Italia 7 com’egli stesso confessa, e di cui perciò abbiam diritto di ragionare; e molto più che ci riuscirà forse di rischiarare, più che non siasi fatto finora, ciò che a lui appartiene. Abbiam molte opere, altre manoscritte, altre venute in luce, di Gaufrido o Galfrido o Galfredo soprannomato da Vinesauf, o, come scrivesi latinamente, de Vino salvo. E primieramente abbiamo un’Arte Poetica da lui composta in versi eroici e intitolata Poetria Nova; la quale sembra che dal ch. P. Fattorini (Prof. Ron. t. 1, pars 1, p. 507) sia stata creduta inedita. Ma essa è stata data alla luce da Policarpo Leisero (Hist. Poet. medii aevi p. 855) l’anno 1721, e il Fabricio ne accenna ancora un’altra posteriore edizione (Bibl. med. et inf. Latin, t. 3 , p. 12). Ella è dedicata a un pontefice I11nocenzioj perciocchè Gaufrido con sentimento x. Gaufrido inglese , ma vissuto in 1lalia: limi trattali rattorici.