Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/102

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PRIMO 65 Napoli , e impaziente di conoscere come meglio poteva un uomo di cui avea conceputa grandissima stima, non temè d’intraprendere si lungo viaggio, e, appoggiato alle spalle di un suo unico figlio, andossene fino a Napoli. Il re avutone avviso, e a sè chiamatolo, stupì al vedere quel vecchio che logoro dagli anni pareva una statua di bronzo*, e dissegli che se volea parlar col Petrarca, gli conveniva affrettarsi, perchè egli partito già da più giorni pensava di tornarsene in Francia. A cui il vecchio cieco, Io certo, disse, son pronto a viaggiare per fin nell’Indie, finchè mi venga fatto di ritrovarlo. Sorpreso a tali parole il re, il provvide di viatico, e onorevolmente accomiatollo. Il cieco sen viene a Roma, ne trova già partito il Petrarca, torna afflitto a Pontremoli: ivi ode che il Petrarca è in Parma; si rimette di nuovo in viaggio, e traversando l’Apennino ancor coperto di nevi, vi giugne finalmente, e si fa condurre alla casa ove il Petrarca alloggiava. Chi può spiegare i trasporti del buon cieco al trovarsi innanzi a sì grande uomo? Facendosi levare in alto or dal suo figlio, or da un suo scolaro che seco avea , abbracciava quel capo che avea concepute, come ei diceva, sì nobili idee; e baciava quella mano che avea scritte cose così leggiadre. Tre giorni stette il buon cieco in Parma, nè sapeasi staccar dal fianco del suo Petrarca. Accorreva a tale spettacolo gran folla di gente; e un giorno fra gli altri, che trovavasi in mezzo a molti, voltosi al Petrarca: Io temo, gli disse, di venirvi a noia; ma non posso saziarmi di rimirarvi, ed è ben Tiraboschi, Voi. V. 5