Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/104

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PRIMO 67 chiusa omai la bottega, in altro più non si occupava che nel conversare co’ dotti, de’ quali era gran numero in quella città. Ma ei non era ancor pago se non riuscivagli d’avere un giorno in sua casa il suo caro Petrarca; e tanto pregò, che finalmente l’ottenne. Il giorno 13 di ottobre del 1358 fu il giorno più felice della vita di Arrigo. Andò incontro al Petrarca con una scelta compagnia di uomini eruditi, con cui potesse trattenersi piacevolmente. Poichè egli giunse a Bergamo, il podestà 3 il capitano dell’armi e tutti i primarj cittadini gli renderono ogni sorta di onore, e volevano ch’egli prendesse alloggio o nel palagio del pubblico, o in alcun altro de’ più ragguardevoli; e tutti a gara ambivano una tal sorte. Il povero Arrigo temeva assai che il Petrarca non preferisse un ornato palagio alla picciola casa di un semplice orefice; ma questi gli fu fedele, e andò a smontare alla casa del Capra. Essa era stata addobbata con regia magnificenza; la camera ove il Petrarca dovea dormire , era messa a porpora, e il letto ad oro; e Arrigo giurò che ni uno vi avea ancora dormito, nè vi dormirebbe in avvenire; la tavola fu ugualmente magnifica. Il Petrarca vide ancora la biblioteca del buon orefice più ricca assai che non sembrasse convenire alla sua professione. Ei passò ivi tutta la notte; e Arrigo n’era lieto così fuor di misura, che i suoi domestici temeano che egli impazzisse, o si ammalasse. All1 indomani il Petrarca prese congedo. Il podestà e un nu** meroso corteggio di cittadini volle accompagnarlo più oltre ch’ei non avrebbe voluto. Ma