Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/366

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SECONDO 3>9 tosto, che pronosticar V avvenire. Questi rattenne per più giorni la marcia dell’esercito già ordinato , dicendo che conveniva aspettare l ora dal Ciel prefissa. Quando finalmente gli parve eli essa fosse venuta, al comando di lui mosser tutte le schiere. Eran già molti mesi che il cielo era sereno; e inaridita la terra: quand’ecco in quel giorno medesimo, e poscia per molti giorni e molte notti di seguito, cader sì gran pioggia, che tutta la pianura e tutto il campo ne fu inondato7 non senza grande pericolo che rimanesser vinti dall9 acque que’ che dovean vincer coll armi. Questo astrologo stesso al principio del dominio dei tre fratelli (Matteo , Bernabò e Galeazzo Visconti) scelse con molta attenzione il punto in cui dovevansi solennemente lor conferire le insegne del principato; e mentre io 7 come mi era stato ingiunto 7 slava ragionando alla moltitudine in quell’augusta assemblea , ei ira1 interruppe , dicendo en era giunta r ora, e che era pericoloso il lasciarla fuggire. Io, benchè ben conoscessi la follia di colui; nondimeno per non incorrer V odio della troppo numerosa schiera de’ pazzi, non essendo ancor giunto alla metà del mio ragionamento, mi tacqui. Egli allora restossi , esitando a guisa di attonito , e mi disse che v era ancor qualche tempo prima che T ora giungesse, e che io poteva ancor proseguire. Risposigli, sorridendo, che, dopo aver perorato, io non avea che aggiugnere; e che non mi veniva in pensiero favola alcuna cui raccontare al popolo milanese. Egli agitandosi e fregandosi colle unghie la fronte, mentre alcuni frattanto se ne