Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/428

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SECONDO 391 malagevole a diffinire, s’io non avessi trovati due monumenti che non lascian) più luogo a dubbio veruno. Michele Savonarola, poc’anzi da noi mentovato, e la cui gioventù cadde appunto negli ultimi anni del secolo xiv e nei primi del susseguente, parla di Jacopo, e dice di esserne stato discepolo: Noi daremo, dic’egli (l. cit. p. 1164), il secondo luogo a Jacopo da Forlì, uomo di divino ingegno, mio glorioso maestro e il primo tra’ medici del suo tempo; il quale scrisse Quistioni e Comenti così pregevoli, che anche al presente di essi si valgono le scuole tutte d Italia nella sposizion degli autori, per tal maniera che le opere di Marsiglio di Santa Sofia e di Jacopo da Forlì occupano tutte le scuole de’ nostri tempi. Se ne conservano V ossa in una magnifica tomba entro la chiesa degli Agostiniani con una effigie , di marmo, di questo celebre professore. L’altro monumento è l’Orazion funebre recitatagli da Gasparino Barzizza, che l’anno 1412 erasi fissato in Padova, e vi stette per qualche anno. Ella è stampata nell1 opere di questo celebre letterato del secolo xv (Barz. Op. p. 23, edit. rom. 1723), e in essa si dà a vedere un dolor sì grande nella morte di Jacopo, ch’io non credo che si provasse maggiore quando morì Ippocrate. Egli è dunque indubitabile che Jacopo da Forlì visse sul fine del xiv secolo, e su’ principj! del xv. In fatti anche l’Alidosi, che lo annovera tra i professori di Bologna, dice ch’egli insegnovvi filosofia, logica, medicina e filosofia naturale e morale dal 1383 sino al l’jos