Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/498

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SECONDO 4^1 jj quella città, dii faccia di lui menzione3 e gonvien dire che ancora ne’ monumenti di quella di Pisa non ne abbia trovato indicio alcuno il fabbrucci, poichè egli non ne parla che coll’autorità del Panciroli (Calog. Racc. d’Opusc. t 21). Essi aggiungono finalmente ch’egli, andato podestà a Lucca, ivi finisse i suoi giorni. Ma anche di ciò non producesi alcun monumento, e altri pensano ch’ei morisse in Modena. Ciò però, che il Vedriani soggiugne, cioè di aver veduta lettera scritta da Lucca l’anno 1552 in cui il dott. Lodovico Bianchi scrive di aver ivi avute sott’occhio le opere manoscritte di Niccolò, ci rende non improbabile ch’egli morendo in quella città, vi lasciasse ancora i suoi libri. Alcuni aveane egli scritti, e Guglielmo da Pastrengo, scrittore contemporaneo che lo chiama celebre per sapere, ma rozzo nello stile, dice (l. c. p. 42) ch’egli avea ridotti in compendio, togliendone le cose inutili, i Comenti di Odofredo sul Codice e su’ Digesti, la qual opera egli intitolò Decisa; e che scrisse inoltre molte buone ed utili questioni e ripetizioni di varie leggi. Alcuni altri trattati se ne rammentano da altri scrittori , ma niuno c’indica che alcun se n’abbia alle stampe. Ciò forse ha data ad alcuni occasione di accusar Bartolo d’aver usurpati gli scritti di Niccolò, e divolgatili come suoi; accusa, come ben avverte il Facciolati, che si suol dare a molti, ma che di pochi si pruova. Il Papadopoli congettura ch’egli morisse l’anno 1339) (Hist. Gymn. patav. t. 1, p. 197)5 ma non ci dice a qual fondamento si appoggi questa sua