Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/212

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•716 LIBRO manifestano. Da sè medesimo apprese le leggi della poesia italiana , come egli stesso ci accenna (Vita nuova, t 4 dell’Op. ed. Zatta p. 7) } ma la sua amicizia col Cavalcanti , col Latini e con altri poeti di quell1 età, dovette recargli non poco ajuto. La sua Commedia ci mostra quanto studio avesse egli fatto nella filosofia , quale allora insegnavasi, e nella teologia. Amò anche Dante le arti liberali, e ne è pruova l’amicizia da lui avuta col mentovato Oderigi, e ancor col celebre Giotto (Benven. I. ctL)\ anzi, come afferma il medesimo Benvenuto (ib.p. 1147 essendo egli di sua natura assai malinconico, per sollevarsi della tristezza godeva assai del suono e del canto, ed era grande amico de’ più celebri musici e sonatori che fossero in Firenze, e singolarmente di un certo Casella musico ivi allora pregiato assai, e da lui rammentato con lode nella sua Commedia (Purg. c. 2, v. 88, ec.). Il sig. Pelli (§8) si sforza di persuaderci che Dante sapesse di greco, e ciò pure avea già affermato monsig. Girolamo Gradenigo (Lettera intorno agC Italiani, ec.). Ma questo secondo scrittore poscia modestamente ritrattò il suo parere (Della Letterata greco-ital. c. 10), mosso principalmente dalf autorità di Giannozzo Manetti che espressamente nega tal lode a Dante, e da più altre ragioni che egli stesamente viene allegando. E certo le pruove che il Pelli ne adduce , cioè il nominar che Dante fa spesso Omero ed altri poeti greci, e l’usar pure sovente di parole greche, non mi sembran bastevoli a dimostrare ch’ei sapesse di greco \ poiché de’ primi ci potea