Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/285

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TEUZO 789 e a me sembra cli’ei 11011 sia troppo coerente a se medesimo nel ragionare di questa dignità del Petrarca. Perciocchè altrove egli racconta (ib), p. 298) che l’an 1346, essendo morto Filippo Marini arcidiacono e canonico di Parma, Clemente VI diede l’arcidiaconato a Dino d’Urbino, e il canonicato al Petrarca che era bensì arcidiacono, ma non canonico. Or se egli era arcidiacono fin dal 1341, come poteva esser nel medesimo posto Filippo Marini l’anno 1346 e come poteva a lui surrogarsi Dino d1 Urbino, mentre il Petrarca era ancora attualmente arcidiacono? L’ab. de Sade, che ha esaminati i Registri pontificii d’Avignone,poteva rischiarare un po’ meglio questo punto di storia (a). Egli aggiugne ancora (ib. p. 309), citando una lettera inedita del Petrarca , che questi ebbe inoltre un canonicato in Modena , cui poscia rinunciò a un Parmigiano suo amico detto Luca (a) Il cb. P. Affò nel discorso preliminare premesso al tomo secondo delle sue Memorie degli Seri/fori e Letterati parmigiani ha con molta esattezza, secondo il suo costume f corretti i non poc hi ne piccioli errori commessi a questo luogo dal1/ab. de Sade, ed ha prodotta la Bolla di Clemente VI, dell’anno i34fi, dallo scriltor francese sfigurata e travolta. In essa non si parla punto dell’arcidiaconotn, ma si dice solo che conferisce al Petrarca il canonicato ivi vacante per la morte di Pietro Marini. Fu dunque nel 1346 che il Petrarca fu eletto canonico in Parma. Ei pruova poscia coir autorità del Cardinal Francesco Zabarella contemporaneo al Petrarca, che solo nel i35o ei fu eletto arcidiacono della chiesa medesima. Tirahoschi, Voi. VI. 18