Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/378

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88a libro elegie, lettere, egloghe, inni e due tragedie, delle quali parleremo poscia distintamente. In esse vedesi una non ordinaria facilità, a cui è probabile ch’ei dovesse principalmente l’onore della corona; ma alla facilità non è ugual l’eleganza , e lo stile ne è comunemente duro ed incolto, assai meno però dei poeti dell’età precedenti; e forse cotai poesie ci sembrerebbono ancor migliori, se l’edizioni non ne fossero guaste e scorrette (a). V. Albertino Mussato essendo poeta, era in amicizia congiunto cogli altri poeti della sua età, e con quelli singolarmente delle città e delle provincie vicine, anzi era in certo modo il difensor loro e de’ loro studi. Un certo F. Giovannino da Mantova dell’Ordine <le’ Predicatori , per esaltare lo studio della teologia, avea in una sua predica depressi tutti gli altri; ma non avea fatto motto della poesia. 1 dottori c i professori delle altre scienze ne menarono gran rumore; e il Mussato prendeasi giuoco di loro, dicendo che il solo studio della poesia avea il zelante predicatore eccettuato dal (a) Del Mussato fa ancor menzione Gillio Gregorio G ì mid i nel primo de’ suoi Dialoghi su’ Poeti del tempo suo; benchè ei con leggier cambiamento lo dica Alberto Museo. Ma eh’ei sia il medesimo , è manifesto anche da ciò che il Giraldi ne dice, cioè che le poesie ne erano oscene. Tali di fatto sono alcune fra quelle del Mussato; e alcune inoltre ne furono perciò ommesse, quand i si pubblicarono , e due tra le altre che si leggono in un codice del secolo xv, presso il sig. D. Jacopo Morelli, che hanno per titolo: Priapeia Musati Poetae Patavi, e Cunneia Domini Musati.